Un museo che è quasi un parco divertimenti
Inizia il nostro ultimo giorno a Tokyo, ma non c’è tempo per rattristarsi, abbiamo prenotato una visita presso il museo Ghibli (con 3 mesi di anticipo, e quasi rischiavamo di non trovare posto!) nel quartiere di Mitaka e non possiamo certo arrivare in ritardo!
Una volta scesi in questo tranquillo quartiere ci incamminiamo seguendo le indicazioni per il museo e arriviamo poco dopo l’orario di apertura, in modo da avere più tempo possibile da passare all’interno.

All’ingresso veniamo accolti da un Totoro gigante in quella che sembra una biglietteria di una vecchia stazione, ma in realtà è solo l’ingresso del giardino privato in cui sorge il museo.
Purtroppo all’interno del museo è vietato fare qualunque tipo di foto o video, quindi per farvi veramente un’idea di quanto sia bello e particolare dovrete andarci di persona!
Insieme al biglietto di ingresso vengono consegnati anche 2 fotogrammi causali di uno dei tanti anime realizzati da questo studio, un piccolo cimelio da collezione e che ha anche una sua funzione specifica all’interno del museo: in una sala vengono presentati tutti gli strumenti usati per proiettare, testare e visionare le pellicole e in uno di questi è possibile inserire i propri fotogrammi per vederli proiettati in grande su uno schermo poco distante.
Oltre a questa stanza, c’è una zona che mostra come viene realizzato un anime, con scrivanie disordinate, snack tra un disegno e l’altro e storyboard attaccati ovunque.
Sono presenti poi un piccolo giardinetto sul tetto con la statua di un soldato robot da “Laputa” (all’esterno è possibile fare foto, a proposito) e una stanza per bambini con una riproduzione del gatto-bus da “Il mio vicino Totoro” in cui possono giocare… purtroppo agli adulti non è concesso di entrare

Sempre compresa nel biglietto di ingresso c’è anche la visione di un cortometraggio inedito che varia da giorno a giorno tra una serie di animazioni che è possibile visionare solo in questo museo, e persino la saletta del cinema è molto particolare.
Un’altra sala contiene un’esposizione che definire mozzafiato è ancora poco: in una teca di vetro sono presenti diverse piccole statuette ispirate a Totoro, che comprendono personaggi umani, esseri della foreste e tanto altro. Ad un certo punto la luce all’interno della teca si spegne e poco dopo si accende una luce stroboscopica che svela un effetto stupendo: la teca ha preso a girare su se stessa e questo movimento, unito al lampeggio della luce stroboscopica, fa si che le statuette sembrino animarsi, come guardare dei fotogrammi in movimento, la stessa identica tecnica del cinema realizzata con personaggi tridimensionali… si potrebbe stare ore a guardarla, è veramente qualcosa di unico.
Non manca un negozio in cui acquistare qualunque tipo di merchandising targato Ghibli: magliette, spille, puzzle, statuette e tanto altro, più qualche ristorantino sempre a tema.

Finita la visita al museo ci dirigiamo ad Harajuku per un rapido antipasto a base di crepes e poi via a Shibuya per fare un’ultima cena da Uobei, a grande richiesta della comitiva che era rimasta entusiasta dalla cena di qualche giorno prima.
Si conclude con un’esibizione di tamburi su un palco montato nella piazza fuori dal parco Yoyogi la nostra ultima giornata a Tokyo.
